Negli ultimi tempi, si è sviluppato molto interesse attorno agli asteroidi la cui orbita interseca quella della Terra e che potrebbero, nel corso dei secoli, scontrarsi con essa. La quasi totalità degli asteroidi near-Earth sono classificati, a seconda del semiasse maggiore della loro orbita e della distanza da Sole del loro perielio, come asteroidi Amor, asteroidi Apollo o asteroidi Aten. Sono stati proposti diversi modi per modificarne l’orbita, nel caso fosse confermato il rischio di collisione, tuttavia la scarsa conoscenza della struttura interna di tali oggetti impedisce di prevedere nel dettaglio come reagirebbero ad un impatto o ad un’esplosione che avvenga nelle loro vicinanze allo scopo di defletterli o distruggerli. Persino i modelli che cercano di prevedere le conseguenze di una collisione catastrofica con la Terra sono ancora di dubbia validità a causa dell’impossibilità di sottoporli ad una prova sperimentale.
Near-Earth Objects
Gli oggetti vicini alla Terra, Near-Earth Objects (Neo) sono comete o asteroidi che sono stati spinti dall'attrazione gravitazionale di pianeti vicini in orbite che permettono loro di entrare nelle 'vicinanze' della Terra. Composte principalmente di ghiaccio d'acqua misto a particelle di polvere, le comete si sono formate ai confini freddi del Sistema Solare mentre la maggior parte degli asteroidi rocciosi si sono formati nelle regioni più interne e più calde, tra le orbite di Marte e Giove.
A loro volta i Neo vengono classificati in Nec (comete vicine alla Terra) e Nea (asteroidi vicini alla Terra), che costituiscono la stragrande maggioranza dei Neo e sono ulteriormente suddivisi in tre famiglie principali, a seconda delle caratteristiche delle loro orbite. In particolare, essi sono classificati in tre gruppi (Amor, Apollo e Atene) in base al punto di minima distanza che raggiungono dal Sole (perielio) e al punto di massima distanza dal Sole (afelio).
Di questi oggetti, quelli considerati potenzialmente pericolosi per la Terra (Potentially Hazardous Object, Pho) rientrano in una categoria che comprende gli oggetti che si trovano a una distanza minima dalla Terra inferiore a 7,4 milioni di chilometri e un diametro superiore a 150 metri. Si calcola che vi siano 4.700 oggetti potenzialmente pericolosi ma solo il 20-30 % di essi è stato scoperto. Questi oggetti sono grandi abbastanza per sopravvivere a un eventuale passaggio nell’atmosfera terrestre. Di solito, invece, asteroidi di piccole dimensioni non sopravvivono al passaggio nell'atmosfera terrestre. Vengono disintegrati e quando bruciano lasciano una bella scia luminosa, comunemente chiamata stella cadente.
Al fine di monitorare i Neo vi sono dei programmi di sorveglianza, una sorta di 'sentinelle spaziali', come il programma americano Near Earth Object Observation (NEOO) della Nasa e l'europeo NEODyS, finanziato in parte dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa), coordinato dall'università di Pisa. I due gruppi collaborano fra loro e rilevano asteroidi e comete che passano vicino alla Terra. Inoltre, calcolano le orbite di questi oggetti per determinare se potrebbero essere pericolosi per il nostro pianeta.
Se uno di questi oggetti dovesse dimostrarsi a rischio di impatto con la Terra, esistono anche dei programmi per deflettere la sua orbita. Per esempio il programma europeo Don Chisciotte prevede due veicoli spaziali: Sancho, che arrivato a destinazione dovrebbe orbitare intorno all'asteroide per misurare posizione, forma, massa, e Hidalgo che dovrebbe arrivare in un secondo momento e colpire l'asteroide per deviarne l'orbita. ''La Nasa - spiega il coordinatore del gruppo NEODyS, Andrea Milani, che insegna meccanica celeste all'università di Pisa - sta considerando di testare una missione che prevede anch'essa due sonde, la prima che orbiterà intorno all’asteroide per studiarlo e la seconda che dovrebbe colpirlo''.
A loro volta i Neo vengono classificati in Nec (comete vicine alla Terra) e Nea (asteroidi vicini alla Terra), che costituiscono la stragrande maggioranza dei Neo e sono ulteriormente suddivisi in tre famiglie principali, a seconda delle caratteristiche delle loro orbite. In particolare, essi sono classificati in tre gruppi (Amor, Apollo e Atene) in base al punto di minima distanza che raggiungono dal Sole (perielio) e al punto di massima distanza dal Sole (afelio).
Di questi oggetti, quelli considerati potenzialmente pericolosi per la Terra (Potentially Hazardous Object, Pho) rientrano in una categoria che comprende gli oggetti che si trovano a una distanza minima dalla Terra inferiore a 7,4 milioni di chilometri e un diametro superiore a 150 metri. Si calcola che vi siano 4.700 oggetti potenzialmente pericolosi ma solo il 20-30 % di essi è stato scoperto. Questi oggetti sono grandi abbastanza per sopravvivere a un eventuale passaggio nell’atmosfera terrestre. Di solito, invece, asteroidi di piccole dimensioni non sopravvivono al passaggio nell'atmosfera terrestre. Vengono disintegrati e quando bruciano lasciano una bella scia luminosa, comunemente chiamata stella cadente.
Al fine di monitorare i Neo vi sono dei programmi di sorveglianza, una sorta di 'sentinelle spaziali', come il programma americano Near Earth Object Observation (NEOO) della Nasa e l'europeo NEODyS, finanziato in parte dall'Agenzia Spaziale Europea (Esa), coordinato dall'università di Pisa. I due gruppi collaborano fra loro e rilevano asteroidi e comete che passano vicino alla Terra. Inoltre, calcolano le orbite di questi oggetti per determinare se potrebbero essere pericolosi per il nostro pianeta.
Se uno di questi oggetti dovesse dimostrarsi a rischio di impatto con la Terra, esistono anche dei programmi per deflettere la sua orbita. Per esempio il programma europeo Don Chisciotte prevede due veicoli spaziali: Sancho, che arrivato a destinazione dovrebbe orbitare intorno all'asteroide per misurare posizione, forma, massa, e Hidalgo che dovrebbe arrivare in un secondo momento e colpire l'asteroide per deviarne l'orbita. ''La Nasa - spiega il coordinatore del gruppo NEODyS, Andrea Milani, che insegna meccanica celeste all'università di Pisa - sta considerando di testare una missione che prevede anch'essa due sonde, la prima che orbiterà intorno all’asteroide per studiarlo e la seconda che dovrebbe colpirlo''.
Possibili impatti
Aphopis colpirà la Terra nel 2036.
Questo potenziale “distruttore” di 300/400 metri di diametro e di 200 miliardi di tonnellate di peso, se dovesse scontrarsi con la superficie terrestre potrebbe liberare un energia fino a 100 mila volte l’esplosione nucleare su Hiroshima. “Tra le soluzioni, la più interessante prevede l’invio di un’astronave capace di attirare il meteorite e di modificare così l’orbita su cui viaggia” afferma l’astrofisica Margherita Hack.
Aphopis risulta essere uno dei cento asteroidi che figurano nella lista della Nasa degli oggetti “a rischio” per il nostro pianeta. Prende il nome dal dio egizio Apopi che venne soprannominato appunto il “distruttore” e che, nel continuo conflitto con il dio-sole Ra, rappresenta lo scontro ancestrale tra il bene e il male. L’asteroide Aphopis secondo diversi calcoli potrebbe schiantarsi in un’area compresa tra l’Arabia e il Giappone, o tra il Madagascar e la Nuova Guinea, o in Siberia. Ma potrebbe anche finire nell’oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii. Per Anatoly Perminov, ex-capo dell’Agenzia spaziale Russa, nel 2029 l’asteroide potrebbe essere così vicino alla Terra da poter essere individuato anche ad occhio nudo.
Aphopis risulta essere uno dei cento asteroidi che figurano nella lista della Nasa degli oggetti “a rischio” per il nostro pianeta. Prende il nome dal dio egizio Apopi che venne soprannominato appunto il “distruttore” e che, nel continuo conflitto con il dio-sole Ra, rappresenta lo scontro ancestrale tra il bene e il male. L’asteroide Aphopis secondo diversi calcoli potrebbe schiantarsi in un’area compresa tra l’Arabia e il Giappone, o tra il Madagascar e la Nuova Guinea, o in Siberia. Ma potrebbe anche finire nell’oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii. Per Anatoly Perminov, ex-capo dell’Agenzia spaziale Russa, nel 2029 l’asteroide potrebbe essere così vicino alla Terra da poter essere individuato anche ad occhio nudo.
2011 AG5: nuova minaccia nel 2040
La nuova minaccia arriva dagli Stati Uniti, dall’osservatorio di Mount Lemmon, in Arizona, là dove lo scorso gennaio è stato scoperto che, fra ben 28 anni, l’orbita dell’asteroide 2011 AG5 potrebbe intersecare quella della Terra. A detta degli studiosi del Nasa Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, la Terra verrà minacciata da questo asteroide che nel Febbraio 2040 passerà vicinissima al nostro pianeta e, viste le dimensioni, il suo impatto potrebbe essere devastante.E’ una roccia di 140 metri di diametro non visibile ovviamente da telescopi terrestri che, solo nel 2023 si potrà definire identificare e valutare la sua portata che porterà ad avere un quadro più veritieri al fine di potersi attivare e prendere le dovute precauzioni che servono per fare in modo di salvare il pianeta.
Niente dicerie del web dunque, infatti la stessa Nasa ha ufficializzato la notizia tramite un comunicato che conferma il possibile impatto aggiungendo però che le probabilità che il corpo impatti la Terra sono basse, ha circa una possibilità su 600 di raggiungere il suolo terrestre, conferma che arriva anche dalla scala Torino, che valuta i rischi d’impatto, e lo vede al primo gradino sui dieci livelli previsti; è dunque possibile tirare un sospiro di sollievo? Per ora si parla ancora di stime provvisorie, l’asteroide sarà costantemente monitorato per controllare il rischio di collisione, gli scienziati della NASA si mostrano alquanto cauti.
Niente dicerie del web dunque, infatti la stessa Nasa ha ufficializzato la notizia tramite un comunicato che conferma il possibile impatto aggiungendo però che le probabilità che il corpo impatti la Terra sono basse, ha circa una possibilità su 600 di raggiungere il suolo terrestre, conferma che arriva anche dalla scala Torino, che valuta i rischi d’impatto, e lo vede al primo gradino sui dieci livelli previsti; è dunque possibile tirare un sospiro di sollievo? Per ora si parla ancora di stime provvisorie, l’asteroide sarà costantemente monitorato per controllare il rischio di collisione, gli scienziati della NASA si mostrano alquanto cauti.